giovedì 17 febbraio 2011

Pensiero Numero Quattro.


Il Pensiero Numero Quattro si spezza in quattro parti, la terza è la seguente: (p.s. mi sono cimentata in scene "hard" u.u quindi se vuoi ridere, leggi, se non vuoi piangere allora evita)

Terzo

Se per caso mi fossi dimenticato di dirvelo, io ho un'amica. Si chiama Julia. Esatto: è proprio quel tipo di amica, quella che non presenterete mai ai vostri genitori, quella che vi sta ad ascoltare da anni e che non vi ha mai giurato fedeltà. Quella che pensate d'amare di tanto in tanto, quella che ancora vi guarda negli occhi e dice «Sono azzurri.». Sono a casa di Julia e mi sta preparando una tisana al non-so-cosa-calmante, modula la voce in un “mmm” rilassante simile a una ninna nanna, e di tanto in tanto si volta verso me sorridendomi gentile, senza chiedere mai nulla. Lei mi conosce, sa quando non voglio parlare, per questo non dice niente. Io sposto lo sguardo dal suo sedere magro ai vasi sugli scaffali, ai piatti appesi ai muri, ai barattoli di sale, zucchero, cacao, caffè sulle mensole, al suo sedere magro, alla tovaglia da contadina, al bianco sintetico delle seggiole di finto legno, alle mattonelle tirate a lucido, alle tende gialle alle finestre, al suo sedere magro. Toc. Tisana calda e fumante davanti a me, e le sue dita sottili ritrarsi dal manico lasciando impresse sulla retina le unghie laccate di rosso. Lo stesso rosso del rossetto che le disegna le labbra senza sbavature, anche alle quattro e trenta del mattino. Ho addosso una coperta, per il resto sono in mutande: non mi andava di indossare quella sottospecie di tuta ultraspaziale da soccorritore, lei invece ha una vestaglia nera e lucida che le taglia a metà le cosce ed è scalza. Io sono sudato e puzzo di vomito, lei ha i capelli ancora in piega dalla mattina scorsa, le coprono le spalle in onde che ne vedi anche la spuma. Cazzo, ma come fa ad essere reale? «Ma tu passi tutto il giorno a truccarti?» Julia si volta e sorride stringendo tra i denti una risata «Lo sai quanto ci tengo ad essere perfetta, Ben.» È più sincera di quanto si sia disposti ad ammettere possa essere una Bionda. «Esci mai ogni tanto?» E porto la tazza alla bocca. «Oggi in tv c'erano un sacco di programmi interessanti, e poi dovevo allenarmi, e pulire la casa, e ho persino fatto un dolce!» La tisana mi ustiona la punta della lingua e aggrotto la fronte appoggiando la tazza sul tavolo. «Eh, si vede che culo che hai messo su..» Lei scoppia a ridere portandosi una mano alla bocca, non diventa rossa, non ci riuscirebbe mai. Una volta non era così, giuro. Una volta era una persona viva. Le hanno fatto fuori il marito l'anno scorso durante una rapina in un supermercato e da allora si è tinta di biondo e ha cominciato a far finta di essere la donna perfetta nella casa perfetta con la vita perfetta. E in quanto ad apparenze ci riesce benissimo: non si trova una foto di lei e Robert, il tizio morto, né una foto di Robert. Non ci sono libri di Robert, non c'è un letto a due piazze, non ci sono mobili montati da Robert, li ha venduti e ne ha ricomprati di nuovi. È la casa di una ragazza single e sexy, una di quelle che si portano a casa due uomini alla volta, la Barbie per eccellenza. Solo che non si porta a casa nessuno, perché non esce di casa. Perché non telefona a nessuno. Perché la fuori c'è ancora qualcuno che le chiede come sta, e lei allora risponde «Come sto cosa?» «Beh.. ora che sei sola.» «Io non sono sola.» «No ma dico, ora che non c'è più Robert.» e allora sorride, gentile, e le vedi il mondo infrangersi dietro gli occhi, si spaccano gli oceani e inondano il fondotinta con colate di mascara. Si tampona gli occhi con un fazzoletto candido e sospira un «Robert chi?». Lo ha cancellato, almeno ci ha provato. A voler essere sinceri credo che Julia abbia la passione per il melodramma: insomma, non era certo l'amore della sua vita! Come poteva esserlo se era da tre anni che due sere a settimana mi infilavo sotto le sue lenzuola strappandole di bocca tutto ciò che Robert non aveva mai udito da quando stava con lei? E credete a me: non è certo bastato un lutto a cambiare le cose tra noi. «Allora che cosa vogliamo fare?» ammicca dietro il tavolo arricciando l'angolo della bocca. Penso al vecchio rimasto, penso al primo e al secondo uomo. Mi alzo stringendomi la coperta addosso e sospiro un «Sono stanco baby.». Lei annuisce con aria comprensiva, con l'aria della donna oggetto sempre pronta a dire di si, non mostra un'ombra di reazione e si limita a portare la tazza alle labbra prendendone un sorso silenzioso. Chissà se è ancora come me la ricordo dietro quella maschera di fondotinta e terra. Mi fa così tanta tenerezza che le dico «Ti amo.» lei alza lo sguardo interrogativa e inarcando un sopracciglio dice «Non stiamo facendo sesso, Ben.». «Lo so.» e mi avvicino al suo volto impietrito chinando il capo, lasciandole un bacio leggero sulle labbra, facendo attenzione a non sbavarle il rossetto. «Io non ti voglio sposare.», lo dice come se fosse a disagio. «Io ogni tanto ci faccio su un pensierino..» e lei mi guarda con gli occhi a palla. «..poi però mi ricordo che fine ha fatto Bob, e allora penso che vorrei sposare una donna che non cancelli i segni della mia presenza dalla faccia della terra, una volta morto.» «Bob?» «Non fare finta con me, non serve: ti amo. E volevo bene a Bob. Era il mio migliore amico.». E Julia scoppia a piangere.

Puoi passare cinque ore a consolare una donna, una donna che ti vuole bene, puoi passare cinque ore a consolarla e abbracciarla e riempirla di baci. Ma la sera dopo, quando ti svegli, quello che rimane di lei è solo mascara sbavato sul collo e qualche macchia di rossetto sulla pancia. E mi ricordo di quello che stavo facendo sul serio. Mi dico, Ben: hai deciso che l'amore lo lasci agli sfigati, tu devi cercare qualcosa di forte, devi cercare emozioni allo stato grezzo. E mentre ripenso a Julia e alla morbidezza della sua pelle penso che forse dovrei provare a cambiare aria. Dovrei provare a depurare l'amore dalle emozioni. Lavarle via con forza, come panni sporchi, togliere tutte le macchie e le incrostazioni d'affetto. Et voilà: il candido splendore di una sensazione allo stato puro, incontaminata, non corrotta, nuova. E decido che voglio cercare le parole profumate della notte e dell'alcol, voglio cercare le parole amare della coca e del gioco, voglio riempirmi la bocca di parole sul sesso, sulla carne e sulla voglia. Sì Ben, questo il pubblico lo ammazza, la gente consumerà le pagine a forza di leggere! La verità è che c'ho una gran voglia, ma di tornare da Julia non mi va. Mi faccio una doccia, l'acqua bollente e il sapone sciolgono lo sporco e il senso di colpa. Lei tradiva Bob, cazzo, Bob era il mio migliore amico. Ha cancellato Bob dalla faccia della terra. E poi tradiva me, cazzo, con Bob, e ogni tanto anche con qualcun altro. Adesso raccolgo tutto lo schifo di questa storia e lo trasformo in un dipinto sgargiante sulla vita vera, su ciò che di vero c'è: sul piacere. C'è chi mente a sé stesso e chi va a vedere un po' di carne ballare a pagamento. Io proprio non so quale sia la meno peggio..
Ben tu sei uno scrittore! Tu cerchi il nuovo, tu ti fai di esperienze! E stritolo ogni rimorso tra i denti della zip. E lo calpesto sotto ogni passo verso il primo night club. Lo spazzo via aprendo la porta, lo ignoro nel frastuono della musica e delle chiacchiere. Lo bevo in un bicchiere di birra, seduto al bancone, guardando una ragazza in perizoma far ballare le tette davanti a un uomo di mezz'età proprio come me, con gli occhi a palla e il ghigno divertito e godereccio. Proprio come me. «Un altro giro?», mi volto di malavoglia e incrocio lo sguardo del barista: gay. Annuisco e mi stringo il nodo della cravatta, penso: sembro proprio il tipico frequentatore di locali come questi, sembro il tipico capofamiglia uscito dal lavoro che quando tornerà a casa dalla moglie grassa e depressa le dirà che ha fatto tardi in ufficio. Che non se la scopa da una vita, Gesù, e chi lo farebbe? Mi sento improvvisamente a mio agio. Dopo la quinta birra decido di essere abbastanza in forma per gettarmi nella mischia e mi alzo dallo sgabello prestando attenzione a dove metto i piedi. La musica è a volumi inauditi, è l'ora di punta e le ragazze sorridono aggrappandosi al palo, strusciando ogni centimetro di pelle. La luce è rossa per coprire i lividi e le punture sulle braccia. Puttane tristi e drogate al mercato della carne gridare a squarciagola una cifra a due zeri. Questo lo so e mi sento una morsa allo stomaco. Quello che mi sta accanto allunga un paio di banconote e una rossa si avvicina afferrandole con un sorriso brillante. Stringe il seno tra le mani e allarga le gambe piegando le ginocchia sui tacchi dodici. Giù. Mi volto dall'altra parte portando una mano a coprirmi gli occhi. Quello dice cose. Poi non resisto, e torno a spiarli senza dare troppo nell'occhio. Lei sembra un corpo aperto a metà, sembra la sezione di un mammifero in laboratorio. Non riesco a smettere di guardare e sento una stretta allo stomaco. Vai via, vai via, vai via, e il cuore mi batte all'impazzata quando una mora mi si avvicina facendomi l'occhiolino. Sono schiave, Ben, sono schiave e sono probabilmente maltrattate e picchiate. A loro non piace. A loro non piaci. Ben, ragiona Ben, cosa sei venuto a fare qui? E quasi quasi l'immagine di Julia aggrapparsi al tavolo in un crollo nervoso mi intenerisce il cuore. Come posso farle questo? Le ho detto che la amo, e non stavamo facendo sesso. L'ho abbracciata e stretta per ore, l'ho ascoltata e l'ho baciata e poi abbiamo fatto l'amore. E la mora ora sta proprio sopra di me, con queste gambe, queste colonne che sorreggono il paradiso, e si muove così bene, ed è così bella, e le labbra carnose sorridere compiacenti sporgere sopra curve troppo alte, troppo morbide, troppo invitanti. Pensa a Julia che ti guarda negli occhi e dice «Sono azzurri.», pensa a Julia che ti ascolta anche quando dici cose stupide e noiose. Pensa a Julia che ti ama, ma che ancora non lo sa. Si china, e le ciocche dei suoi capelli neri mi sfiorano la fronte. «Vuoi vedere quanto sono brava a ballare?» e io dico «Come no.» e lei fa «Vuoi che balli per te?» e io «Tutta la notte.».

Nessun commento:

Posta un commento

Accetto critiche. Non garantisco lo stesso per i giudizi u.u