domenica 30 gennaio 2011

Pensiero Numero Due.

E ora, qui, alle soglie dell'universo -dove anche l'ultimo orizzonte è stato spezzato- guardo il buio aleggiare sopra le acque. Un soffio di vento si porta via il mio sguardo, si incunea nelle anse del nulla, riecheggia nelle grotte cupe, spuma di freddo come brandelli di una bandiera approdata ai porti della deriva, lo lascio scorrere, lo lascio andare. S'accartoccia sulle salme dell'ultima ombra.

Sotto la lingua la risacca di qualche spiaggia si mangia via le parole, la risacca di qualche mare si porta via le lacrime, dietro gli occhi. Mi riempio le palme con la sabbia dei sogni, scorre via tra le dita, cade in nessun dove, continua a svuotarsi l'incavo della mano senza mai lasciare la presa.
C'era una volta qualcosa di bello, credo, c'era una volta lontano e presente, lontano e per sempre, una volta c'era, lo giuro, c'era una volta qualcosa di buono, l'ho perso, l'ho lasciato, cento passi indietro, l'ho lasciato cento passi indietro, si parla di tempo o di spazio? E se camminando a ritroso ritrovassi i silenzi tra un respiro e l'altro, lasciandomi avanti il ricordo dei giorni, riuscirei a cancellare le orme future semplicemente tornando a fissare l'orizzonte? Potessi affogare nel nero oleoso della notte improvvisamente sommergermi e riversarsi sul mondo, respiro sorsate di stelle, ho il sole in petto e pieno il ventre di eclissi e comete e spazi infiniti tra una ciglia e l'altra..
il mio sguardo sull'Essere.
E invece il mio passo inciampa sull'orma, e cado nel vuoto della mia ombra.

E ora, qui, alle soglie dell'universo -dove anche l'ultimo orizzonte è stato spezzato- mi ritrovo solo sul mio viso. Un corpo, uno solo, rannicchiato sotto un raggio di luna, in fondo al pozzo immobile si riflette nell'agitarsi delle acque.
Sono stormi di fantasmi, spettri desolati trascinarsi nello strascico impolverato dei loro perché? Sono sterpi d'angoscia ululare al vento i vostri segreti. Sono l'angolo degli occhi fuggire in un eterno rincorrersi di visioni. Sono la cenere che ricopre il cielo. Sono le ore che passano, passano, passano, passano, sono le ore che passano e basta.
Sono solo. Io.

E ho cent'anni e il cuore di piombo, e non credo di avere la forza per guardarvi negli occhi.
E ho cent'anni e il cuore di piombo, e non credo di avere la forza per continuare a mentirvi.

giovedì 20 gennaio 2011

Pensiero Numero Uno.

Chiude gli occhi, sospira, si porta una mano alla fronte. Tutte le storie iniziano con un sospiro. Esalare il fumo dell'anima che brucia nel petto, si dilata il cuore e si comprimono le tempie. Lo sguardo cade come cenere sul tappeto, pavimenti imbrattati di pensieri bianchi e aria gravida di silenzi. Si guarda le mani, Polly, si guarda le mani sottili e ciò che hanno toccato, ciò che hanno costruito, ciò di cui si sono sporcate, Polly, osserva le unghie e ciò che hanno graffiato, i fondi che hanno grattato, Polly si tocca le labbra e pensa alle parole dette, a quelle nascoste, alle persone a cui ha sorriso, a quelle che ha baciato, pensa ai motivi del suo dolore, pensa al perché della rabbia.
E forse cerca di ritrovarsi sfregandosi le braccia, come voler esser sicura d'essere viva, d'essere qui, come a voler trovare la sottile pellicola tra l'aria e la pelle, quella che qualcuno chiama Realtà. Io sono reale, io sono reale, io sono reale..
Chiude gli occhi, sospira, si porta una mano alla fronte. Da qualche parte, perse tra le maglie del tempo, ci sono le scelte che ha compiuto, come briciole lungo la strada sembrano gridare torna indietro!, impronte lungo una riva che nessun mare è in grado di cancellare. Polly inghiotte l'aria e pensa che il sole non tramonterà mai su questo giorno. Inizia a tremare, poi, d'improvviso, si ferma. È arrivata al Punto.
Quando non sai più cosa cercare.
Quando capisci che hai dimenticato.
Quando ti fermi. Punto.
Polly si ferma. Immobile sotto il fluire del tempo. Pietrificata dallo sguardo di una Medusa silenziosa e ammiccante, senza più la forza di sorprendersi si ritrova nella teca dei suoi ricordi, pelle di ceramica e occhi di vetro, si tocca i capelli di lana e grida senza una bocca, senza polmoni. Grida senza più forza e senza più voce. Grida così tanto da spaccarsi il cuore.

Apre gli occhi. La realtà è il ronzio del frigorifero che ti riempie la testa. È la sensazione leggera di nausea che sale dal petto e ti fa bruciare gli occhi. È ritrovarsi a respirare la polvere del tappeto con la faccia mezza addormentata e il mondo a quarantacinque gradi.
Entreranno da quella porta, e non faranno caso al disordine, sembrerà la scena di un film solo con più coinvolgimento e non penseranno al disordine come si pensa al disordine di una casa abitata da corpi caldi, entreranno da quella porta e si sentiranno vivi. Varcheranno la soglia e l'aria sarà umida di pianto, verranno investiti da un senso di contrasto che renderà tutto surreale, ogni passo sarà troppo lungo o troppo corto, si sentiranno ospiti scomodi in corpi troppo leggeri o troppo pesanti, troppo larghi o troppo stretti. Tutto quello che guarderanno sarà falso, i girasoli che ho comprato stamattina avranno un che di disperato, la vista dalla finestra sembrerà claustrofobica, la luce meravigliosa che taglia a metà la stanza diventerà improvvisamente tetra. Si avvicineranno al mio corpo, ancora caldo, stranamente pesante e dalla postura innaturale, lo toccheranno con delicatezza. Toccarmi sarà tremendo, sarà come toccare qualcosa di estremamente pericoloso. Io come Veleno, io così viva in questa morte precoce e sbagliata. Sposteranno i miei capelli liberandomi il viso e a quel punto penseranno era così giovane, ma era bella, ma perché? E per fortuna sarò già morta a quello spettacolo di truci sguardi pallidi tentare invano di ribellarsi al volto della morte, riempendosi la testa di banalità e pensieri di circostanza, o spaventarsi un poco nell'accorgersi di non provare nulla.
Tanto è sempre stata una questione di tempo. Esaurito. La mia voce, le mie espressioni, la mia risata si decomporranno nella memoria come la carne marcisce sotto terra. Tra soli dieci anni mi avranno già dimenticata, non mi vorranno più bene. Chi ho amato? Chi, ho amato..? Dove finirà tutto l'amore, dove? Se lo poteranno via gli occhi del vento, si perderà negli spazi tra un atomo e l'altro. Come se non fosse stato mai.
Non sono reale, io, non sono reale.
Non sono reale. Più..