giovedì 20 gennaio 2011

Pensiero Numero Uno.

Chiude gli occhi, sospira, si porta una mano alla fronte. Tutte le storie iniziano con un sospiro. Esalare il fumo dell'anima che brucia nel petto, si dilata il cuore e si comprimono le tempie. Lo sguardo cade come cenere sul tappeto, pavimenti imbrattati di pensieri bianchi e aria gravida di silenzi. Si guarda le mani, Polly, si guarda le mani sottili e ciò che hanno toccato, ciò che hanno costruito, ciò di cui si sono sporcate, Polly, osserva le unghie e ciò che hanno graffiato, i fondi che hanno grattato, Polly si tocca le labbra e pensa alle parole dette, a quelle nascoste, alle persone a cui ha sorriso, a quelle che ha baciato, pensa ai motivi del suo dolore, pensa al perché della rabbia.
E forse cerca di ritrovarsi sfregandosi le braccia, come voler esser sicura d'essere viva, d'essere qui, come a voler trovare la sottile pellicola tra l'aria e la pelle, quella che qualcuno chiama Realtà. Io sono reale, io sono reale, io sono reale..
Chiude gli occhi, sospira, si porta una mano alla fronte. Da qualche parte, perse tra le maglie del tempo, ci sono le scelte che ha compiuto, come briciole lungo la strada sembrano gridare torna indietro!, impronte lungo una riva che nessun mare è in grado di cancellare. Polly inghiotte l'aria e pensa che il sole non tramonterà mai su questo giorno. Inizia a tremare, poi, d'improvviso, si ferma. È arrivata al Punto.
Quando non sai più cosa cercare.
Quando capisci che hai dimenticato.
Quando ti fermi. Punto.
Polly si ferma. Immobile sotto il fluire del tempo. Pietrificata dallo sguardo di una Medusa silenziosa e ammiccante, senza più la forza di sorprendersi si ritrova nella teca dei suoi ricordi, pelle di ceramica e occhi di vetro, si tocca i capelli di lana e grida senza una bocca, senza polmoni. Grida senza più forza e senza più voce. Grida così tanto da spaccarsi il cuore.

Apre gli occhi. La realtà è il ronzio del frigorifero che ti riempie la testa. È la sensazione leggera di nausea che sale dal petto e ti fa bruciare gli occhi. È ritrovarsi a respirare la polvere del tappeto con la faccia mezza addormentata e il mondo a quarantacinque gradi.
Entreranno da quella porta, e non faranno caso al disordine, sembrerà la scena di un film solo con più coinvolgimento e non penseranno al disordine come si pensa al disordine di una casa abitata da corpi caldi, entreranno da quella porta e si sentiranno vivi. Varcheranno la soglia e l'aria sarà umida di pianto, verranno investiti da un senso di contrasto che renderà tutto surreale, ogni passo sarà troppo lungo o troppo corto, si sentiranno ospiti scomodi in corpi troppo leggeri o troppo pesanti, troppo larghi o troppo stretti. Tutto quello che guarderanno sarà falso, i girasoli che ho comprato stamattina avranno un che di disperato, la vista dalla finestra sembrerà claustrofobica, la luce meravigliosa che taglia a metà la stanza diventerà improvvisamente tetra. Si avvicineranno al mio corpo, ancora caldo, stranamente pesante e dalla postura innaturale, lo toccheranno con delicatezza. Toccarmi sarà tremendo, sarà come toccare qualcosa di estremamente pericoloso. Io come Veleno, io così viva in questa morte precoce e sbagliata. Sposteranno i miei capelli liberandomi il viso e a quel punto penseranno era così giovane, ma era bella, ma perché? E per fortuna sarò già morta a quello spettacolo di truci sguardi pallidi tentare invano di ribellarsi al volto della morte, riempendosi la testa di banalità e pensieri di circostanza, o spaventarsi un poco nell'accorgersi di non provare nulla.
Tanto è sempre stata una questione di tempo. Esaurito. La mia voce, le mie espressioni, la mia risata si decomporranno nella memoria come la carne marcisce sotto terra. Tra soli dieci anni mi avranno già dimenticata, non mi vorranno più bene. Chi ho amato? Chi, ho amato..? Dove finirà tutto l'amore, dove? Se lo poteranno via gli occhi del vento, si perderà negli spazi tra un atomo e l'altro. Come se non fosse stato mai.
Non sono reale, io, non sono reale.
Non sono reale. Più..


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