domenica 6 febbraio 2011

Pensiero Numero Quattro.

Il Pensiero Numero Quattro si spezza in quattro parti. La prima è la seguente.

Primo
Ti svegli al mattino, scendi dal letto e ti affacci alla finestra. Al di la del vetro freddo e per metà opaco per la condensa si raggrumano nuvole dietro le sagome scure della città, coagulano attorno ai primi raggi di un sole sottile, spento. Londra, Parigi, Pechino, New York, Tokyo. Vita, vita, vita, vita, vita. Non qui, non davanti al ritratto insipido dell'ennesimo mattino. Ovunque ma non qui.
E invece.
Prepara il caffè, mangia gli integratori, lavati, vestiti, bevi il caffè, lavati i denti, metti il profumo e non raderti la barba. La donna delle pulizie arriverà tra un'ora. Di un po', quand'è l'ultima volta che l'hai vista? Avrà si e no quarant'anni, scura, accento strano e ti rifà il letto tutte le mattine. Spazza sotto i mobili, conosce la tua sporcizia. Non ti viene voglia di cambiare la serratura? Di installare telecamere nascoste? Il prezzo di vivere da soli è accettare il fatto che casa tua sarà sempre piena di estranei. Che la tua vita sarà sempre piena di estranei.
Mi sono svegliato depresso stamattina.

A come Albore. Avete presente Mrs Maestra alle elementari? Avete presente la domanda? «Che cosa vuoi fare da grande, Martin?», «Il pompiere, l'astronauta, il poliziotto, il gelataio». Curioso come i mestieri siano sempre quelli, chiedete a qualsiasi bambino bianco in tutto il paese che cosa vuole fare da grande: sono sempre quelli, sempre i soliti mestieri, negli occhi dei bambini vedi riflessi i grandi idoli comuni. C'è da mettersi a piangere. B come Bocciolo. «Che cosa vuoi fare da grande, Martin?», «Mi chiamo Ben». Mi chiamo Ben, sono Ben, da grande farò Ben eppure sembra che non conti un emerito cazzo essere me da grande. E di fatto non conta niente essere qui, ora, sul marciapiede in mezzo a un'orda sciabordante di colori e suoni strisciarmi accanto come tentacoli della Grande Piovra Civile. C come Crisalide. In realtà non sono misantropo, io amo stare in mezzo alla gente. Fingo, lo so fare bene, fingo di provare fastidio quando sono in autobus con cinque ciccione che mi schiacciano contro la porta d'uscita, storco il naso quando devo attraversare le strisce assieme a tutte quelle persone. Avrò detto almeno un milione di volte la tipica frase: «Non vedo l'ora di tornare a casa, di stare finalmente solo e in pace con me stesso». Stronzate. D come Dettaglio. Io non sono in pace con me stesso, io non so stare solo, io ho bisogno della gente viva che si muove accanto a me, ho bisogno delle loro brutte facce, dei loro vestiti abbinati secondo un gusto orrendo, ho bisogno delle voci che strillano al telefono come se nessuno potesse sentirli, ho bisogno dei tassisti incazzati suonare il clacson in continuazione, ho bisogno di sapere che la realtà è brutta, e che non sto vivendo un sogno. Sono vivo. Sono reale. «Sono Ben e da grande voglio fare lo scrittore.». Io voglio fare lo scrittore. E come Eclettico.
L'esperienza più significativa che mi accomuna al genere umano è il perdere le parole. Avete presente quando nel bel mezzo del discorso non riuscite più a trovare la parola chiave, quella esatta che chiarisce perfettamente il concetto? Quando non riuscite a trovare le parole per controbattere? Scrivere per me è la stessa identica cosa. È una continua lotta alla ricerca di un termine, che inizia per P e finisce con O, è la perenne aspettativa che per transizione l'illuminazione del monitor del pc raggiunga anche tua mente, aspetti il tripudio, l'esplosione, la primavera, lo scoppio, l'eruzione. Parole a bizzeffe, parole a centinaia, cascate di parole.
Ma stamattina non mi sembra sufficiente fare il solito giro in città, non mi sembra sufficiente far finta di nulla aspettando che le parole ti piombino addosso. Stamattina mi sono stancato di aspettare. F come Fallimento.

Cos'è che ti rende diverso da un genio? Il punto di vista. Mi sento un po' imbarazzato all'idea di immedesimarmi nei panni di un investigatore privato, per non dire guardone. Uno spione. Un ladro. Un maniaco. Un assassino. Improvvisamente non è più la folla a inglobarmi nel suo scalpiccio. Non sono più le persone a guardarmi, a passarmi accanto, ad urtarmi. Improvvisamente mi sto addentrando in una realtà che prima d'ora non avevo mai esplorato con così tanta attenzione. Ora sono il Protagonista, è questa la sensazione che mi scorre nelle vene. Io sto camminando, penso, io sto svoltando a destra e poi rallenterò un poco girando la testa per vedere se c'è qualcosa che valga la pena. Sono Attivo. Io sto vivendo il mondo. Sto cercando qualcosa. Sto rubando un po' di realtà al mondo e mi sento come se stessi facendo qualcosa di illegale.
C'è una ragazzina appoggiata al muro, avrà si o no sedici anni e si accende una sigaretta. Cos'è che ti rende diverso da un maniaco? Il punto di vista. Io la sto osservando e probabilmente si spaventerebbe a morte se sapesse da quanto tempo lo sto facendo. Tre ore a zonzo per le strade, i bar, i parchi pubblici, qualche sigaretta, caffè, librerie, altalene, e sguardi vigili e circospetti. Compito in classe, glielo si legge stampato in volto. Ha un viso troppo grezzo per risultare carina, i lineamenti pronunciati, gli occhi a palla e i capelli di un biondo cenere cadere pari sulle spalle spioventi. Ha un corpo troppo magro e acerbo per essere attraente. È evidente che si trucca di nascosto dalle sbavature della matita e dalle macchie di mascara sulle palpebre. È la cosa più noiosa che abbia mai visto in tutta la mia vita, mi viene quasi la nausea a pensare al tempo sprecato dietro una ragazzetta in fuga. Ma che cazzo stai facendo Ben? Il cielo azzurro, le nuvole, le storie d'amore? L'amore ha rotto le palle. Le ragazzine hanno rotto le palle e la dolce e sottile poesia che si intreccia nelle trame del traffico e che solo un anima sensibile sa ascoltare e capire deve andare a fanculo. Ho voglia di sentire il sangue ribollire nelle vene, voi no? Basta con la metafisica di Sta Minchia e la spiritualità di Chissene Fotte. C'è carne e c'è cemento. C'è che devo scrivere di qualcosa di forte, qualcosa che ti faccia accapponare la pelle. Poeti e artisti continuate a masturbarvi e il mondo lasciatelo a me. Devo parlare della verità io, devo parlare di ciò che puoi toccare e sentire, ciò che è caldo e scotta tanto da far male. La città, la città è la vita, è la garanzia che ci sei. C'è carne e cemento. La verità sta tra la carne e il cemento.
In quest'esatto istante passa un'ambulanza con le sirene a palla e mi viene un'idea.
C'è carne e cemento.

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Accetto critiche. Non garantisco lo stesso per i giudizi u.u