martedì 15 febbraio 2011

Pensiero Numero Cinque.

(Non mi sono dimenticata del Pensiero Numero Quattro, questo è solo un intermezzo deprimente e mal riuscito)

 Chino il capo. Un soffio di capelli scivola sul viso splendendo nel vuoto. Mani sul ventre, si intrecciano le dita tra pensieri e pelle, scavano a fondo nelle memorie, tra le costole. “Cosa fai li tutta sola?” Mezzo sguardo d'ombra le cade addosso come fosse pioggia d'estate, freme facendo scivolare le dita lungo le braccia, a lavar via l'acqua di quegli occhi scuri. “Come faccio ad essere felice?” Parole come ampolle di cristallo cadere morbide dalle labbra rosse, s'infrangono a terra in manciate di secondi silenziosi. Un sorriso sconcertato sul volto del ragazzo. Un passo, due passi verso di lei, lei ancora china sui cocci muti, ancora aggrappata a sé stessa, concentrata solo sull'ombra. “Non sei felice?” E la luce taglia via un riflesso sanguigno dagli occhi intimoriti affacciati su quella figura fragile spargersi lentamente a terra. “Sì.. lo sono”. Pone le mani al suolo cercando invano di trovare i bordi della sagoma scura sul pavimento, grattando via il silenzio dalle mattonelle. “Cosa fai?” Sorride triste. “Non vedi? Sto cercando di trovare i confini del mondo.. dov'è che finisce il dolore? Dov'è che finisce la vita?” “Smettila, e guardami negli occhi”. Allora alza il volto. “Contento, adesso?”. Silenzio. “..scusa”. Prende fiato, trascinandosi le braccia al petto inarca la schiena seguendo la curva del sospiro e distendendo le gambe. Ora, finalmente in piedi, lo guarda. Dietro le ciocche scure dei capelli il fioco baluginare di uno sguardo perso, di uno sguardo sporco. “Come faccio ad essere felice, come? Dimmelo, ti prego, come?”. “Ma tu sei felice..”. “Solo perché mi sono dimenticata..”. “Cosa?”. “Di tutto. Di tutto. Mi sono dimenticata della fine del mondo. La fine del mondo, capisci? C'è una fine..”. Allarga le braccia come raggi di un fuoco vivo, pronte a divorare un corpo, pronte a stringere e bruciare e far male, pronte a stringere da far male. E fan male, la stringono e fan male, tutto quell'amore da far male. Tutto quel corpo da bruciare e stringere, piccolo e freddo, da divorare in un abbraccio, bruciare il male.“Fai male..”. “Anche tu.”.
“Ma dimmi tu.. dimmi tu ora come faccio io, dimmi come ci riesco? Come fai a vivere quando tutto l'amore lo seppellisci? Quando il mondo va avanti, e tu non sei mai esistito, e io sono solo la polvere di anime vissute migliaia di anni fa? Come faccio a convivere con questo, io? Io.. non ci riesco. Perché per me è importante, è importante voler bene a qualcuno, e non può finire, non può..” Silenzio. “Mi distrugge l'idea che con me morirà il mio amore”. Silenzio. “Mi distrugge l'idea che non ho valore, perché allora non vale il mio amore”. Silenzio. “Mi distrugge l'idea non c'è niente dopo, perché allora non c'è niente prima”. “Silenzio!”. “Io voglio solo dire che ti amo e questo deve avere senso..”.

“Silenzio, silenzio, silenzio.. ssht, stai zitta, ti prego stai zitta.”
La stringe.
“Dimmi, dimmi come faccio adesso?”
La stringe.
“Stai zitta, non dire, sta zitta.”
E la stringe.
“Sto zitta, io sto zitta..”
Lui la stringe.
“Silenzio.”
E la stringe.
“Shht..”
E stringe.
“Non dire niente.”
Silenzio.
Non dice.
Sta zitta.
Lui la stringe.
 

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Accetto critiche. Non garantisco lo stesso per i giudizi u.u