venerdì 6 maggio 2011

Pensiero Numero Otto.

Un po' ci si incastra tra i cieli e la città,
c'è l'odore verde e qualche scheggia d'asfalto, di traverso.
Posso mettere a fuoco il neo sulla tua pelle,
soffi rosa di vento l'odore della luce sulla pelle
l'odore del vento, del rosa, del verde, un po' d'asfalto
di traverso sulla tua pelle

e mille e mille ciglia sui tuoi occhi si scompongono
in sguardi in praterie spettinate dal mal tempo
e tutte quelle lame si riflettono nei lacci dei vestiti
nei cocci dei capelli nei boccioli più belli scoppiare
di purpureo
orrore
scoppiare in primavera, scoppiare di traverso
sull'asfalto incastrati tra i cieli e la città.

Stride, urla, grida, trasale, sospira, ansima, mugula, implora, sussurra, silente
con le mani a raccogliere il tempo a pezzi strisciare sul cemento
si disperde, si contorce e si scioglie in rosse pozze
annaspa ancora e inghiotti un po' di aria
un po' di vita, tendi la lingua, annusa
caldo, caldo, fa caldo e c'è tremore
ci si stringe al petto incassando la testa verso il cuore
le mani a grattare via i graffi, le ferite, ossa rotte
vene aperte, spaccate, sgocciolanti
riversi il sangue nel mare, in quel mare d'asfalto
in quel mare di mondo che prima non toccavi no
che prima non toccavi, lo riversi, lo rigetti
lo mescoli lo diluisci lo schianti
lo confondi.

Ti sparpagli via nel immenso oltre di te
con la luce diagonale che ti inchioda a mezzo l'occhio
con il vento polveroso che ti sporca in mezzo
e la gente ti si tuffa dentro
scava a fondo urlando con la voce
ma non trovano te, no
no, non trovano te.

Non trovano te.
Dove sei finito, dove?
Dove sei finito, dove?
Dove sei finito.
Dove sei finito.
Finito.

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